Cenni Storici
È sorta intorno all’anno mille. Dominava, allora, il complesso monastico di San Vincenzo al Volturno che ricevette in dono la terra di Quinquemilia, al limite della quale, su uno sperone di monte (1236 m s.l.m.), a piombo sulla Valle del Ràsino, cominciò a sorgere un centro abitato che trasse il nome dal torrente Rasinus e fu, quindi, Rocca Rasini, che rileva un prevalente scopo strategico di presidio dell’unico valico meridionale della “Regione”.
Risultò dall’insediamento, quindi, di un gruppo di coloni, chiamati nelle terre della chiesa di Santa Maria di Cinquemiglia.
Rocca Rasini compare però nei documenti solo alla fine del secolo XI.
Per tutto il secolo XII fu contesa tra conti Borrello o di Sangro e i Volturnesi. Nel 1148 il feudo era in possesso di Simone I di Sangro.
I Volturnesi (seguiti dai monaci di santa Maria di Cinquemiglia) e i conti di Sangro esercitarono a lungo la loro influenza su Roccaraso.
Un complesso di costruzioni medievali, in parte scampato e ristrutturato dopo i terremoti del 1349 e del 1456, era ben conservato nella cittadina, prima delle distruzioni belliche del 1943. La “Terra Vecchia”, come da un tempo veniva chiamata dai cittadini, era cinta da buone mura.
Un’agile torre (uno dei più tipici e rari esempi di porta turrita in Abruzzo) difendeva l’accesso al fortilizio. All’interno della “Terra Vecchia” si intrecciava un reticolo di vie, rampe e passaggi coperti, su cui si affacciavano case di fattura quattro-cinquecentesca. Tra le costruzioni v’era l’antica Chiesa di san Nicola (sec. XIV), con il campanile a vela, e il Teatro del 1698, fatto costruire da Donato Berardino Angeloni il vecchio: era giudicato uno dei più antichi teatri italiani costruiti come tali sulle fondamenta nel periodo di gran voga del melodramma e della farsa. La costruzione era sorta secondo un progetto funzionale: un largo portale dava l’accesso ad una spaziosa corte scoperta, adatta per la sosta dei carri scenici e per il raduno della folla; al primo piano erano alcuni vani per trattenimenti e feste ed al secondo piano era la sala delle rappresentazioni. Sulla facciata si aprivano con fantasiosa asimmetria, un porticato e due loggiati ad arco tondo: ”dalla porta del cortile a quella d’ingresso, dal doppio vano della loggetta alla doppia teoria di finestre, è tutta un’armonia di curve dal raggio degradante” scriveva l’Agostinoni. Sul cornicione in pietra correva incisa in bei caratteri classici una lunga e solenne iscrizione.
Nel 1316 si costituì l’Universitas Civium con un Sindicus e Roccaraso si liberò definitivamente dalla Signoria dei Benedettini. Sotto il re Ladislao Roccaraso infatti continuava ad essere annoverata nel comprensorio del Regno di Napoli e la sua storia si interseca quindi con le vicende napoletane. Nel 1412 i feudi di Roccaraso e Castel di Sangro furono dichiarati di regio demanio ed uniti amministrativamente per la loro posizione strategica. Sotto Giovanna I, Giovanna II di Napoli e Pio Alfonso D’Aragona le lotte di predominio si risentirono anche nel Sangro.
Nel suo viaggio verso Napoli S. Bernardino si fermò nel paese per lenire le piaghe delle lotte intestine e a ricordo rimane la piccola e dolce chiesetta alla porte di Roccaraso.
Il XVI secolo vede affidata la signoria di Roccaraso alla famiglia dei Carafa, mentre nel XVII secolo a disputarsene il possesso troviamo Giovanni Marchesciano, Giovanni Carlo Lanzalonga, Nunzio De Silvestro, Annibale De Letis, Don Marino Caracciolo, la cui famiglia ebbe diritto di feudo su Roccaraso fino al 1806, anno dell’abolizione del feudalesimo.
Dopo un periodo oscuro sotto feudatari non sempre amati, agli inizi del 1500 rifiorisce l’economica agricola e pastorale che durò per tutto il secolo vedendo raddoppiato il reddito. Sotto il Vicereame spagnolo nacque la piaga del brigantaggio che si circonfuse di un alone leggendario con le vicende note di Crocitto e Tamburrino che alimentarono la fantasia popolare. La storia di Roccaraso segue gli sviluppi del Regno di Napoli dal tentativo fallito della Repubblica Partenopea alla formazione del Regno d’Italia. Due importanti avvenimenti nella storia più recente della località ne avevano delineato il futuro come località turistica: l’inaugurazione della linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, il 18 settembre 1897 e l’entrata in funzione del primo impianto di risalita, una slittovia a motore elettrico che iniziò a trasportare i primi sciatori in località Roccalta (era il 1° gennaio 1937). L’inizio di una nuova era, con un’economia legata essenzialmente al turismo, oramai era evidente.
Ma, un avvenimento drammatico: la distruzione totale del paese ad opera dell’esercito tedesco, nel 1943,sembrò far precipitare le speranze della popolazione locale. Con l’approvazione, però, nel 1947 del Piano di Ricostruzione, già dai primi anni del dopoguerra si riavvia la ricostruzione della cittadina.
Un impianto urbanistico moderno, una fisionomia nuova e un assetto viario più conosni ai nuovi obiettivi, proiettano con determinazione la località verso un futuro turistico, che da allora non ha conosciuto momenti di sosta, sino a posizionarla oggi tra le stazioni sciistiche più importanti di tutto l’Appennino e di prim’ordine nel panorama italiano, oltre che ad annoverarla tra le località di soggiorno estivo più richieste della montagna abruzzese.